Impianti Fotovoltaici su Terreni Agricoli: Vantaggi, Problematiche e Incentivi Statali

Gli impianti fotovoltaici costruiti su terreni agricoli hanno creato una polemica riguardante la sottrazione di suolo alla produzione di generi alimentari. La legge ha poi escluso dagli incentivi statali tutti gli impianti a energia rinnovabili proprio su queste aree, creando ulteriori disagi a quei proprietari che avrebbero voluto sfruttare anche aree non produttive. Per fare chiarezza ecco quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un impianto fotovoltaico su terreni agricoli e le problematiche a esso connesse.

I vantaggi di un impianto fotovoltaico su un terreno agricolo

La produzione di energia rinnovabile è promossa ormai da diversi anni, sia a livello comunitario che dalle leggi interne italiane. In particolare si punta al 2030 per arrivare a installare una potenza energetica pulita superiore di almeno il 32% rispetto a quella attualmente in esercizio. Con i Conti Energia, fino al 2012 era possibile installare impianti fotovoltaici anche di grandi dimensioni su terreni agricoli, che potevano anche arrivare a diversi MW beneficiando anche di incentivi, non solo per la cessione dell’energia prodotta alla rete, (scambio sul posto), ma per l’autosufficienza nei consumi, spesso legati alla presenza di aziende agricole e allevamenti.

I vantaggi, come è noto, sono quelli della diminuzione dell’inquinamento, con l’obiettivo di sostituire quanto più velocemente possibile l’uso di combustibili fossili con l’energia prodotta da impianti fotovoltaici ed eolici in particolare. Sfruttare un terreno agricolo fino a pochi anni fa per l’installazione di un impianto era dunque un vantaggio, non solo per i proprietari, ma anche per la collettività e per quelle zone non produttive, in particolare aree pietrose, marginali, ma anche discariche e zone dismesse, non adatte alla produzione alimentare.

Uno dei vantaggi che oggi si possono sfruttare per l’installazione di un impianto fotovoltaico su terreni agricoli è la tassazione agevolata, con un’aliquota al 5%, di cui si parlerà più avanti. A questo bisogna aggiungere anche il vantaggio legato alla durata di un impianto fotovoltaico a pieno regime, che può superare anche i 30 anni e che garantirebbe per un arco di tempo abbastanza lungo un risparmio considerevole sui consumi energetici di tutte le utenze collegate, sia domestiche che aziendali.

Oggi la cultura dell’ecosostenibilità legata alla produzione di energia pulita è più che mai lanciata verso un futuro sempre più rispettoso dell’ambiente, per cui questo tipo di impianti saranno sempre più presenti non solo nelle città, ma anche nelle zone di campagna.

pannelli fotovoltaici
Impianti fotovoltaici su terreni agricoli

Svantaggi e Problematiche

Non è esatto parlare di svantaggi di un impianto fotovoltaico su terreni agricoli, se non in riferimento ai problemi burocratici a esso legati dopo il DM stabilito nel decreto Fer 1 e in particolare dell’articolo 65 del DL 1/2012 n.1. Lo stesso non favorisce di fatto la costruzione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli, anche se questi lo sono solo sulla carta, in quanto incolti e impossibili da coltivare e rendere produttivi, perché come detto sono pietrosi, marginali o adibiti a ex discariche, ex cave, ecc. Gli stessi impianti non possono quindi accedere alle aste indette dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), e i proprietari terrieri si sono visti frenati a fronte di una spesa da non poter ammortizzare in parte con le agevolazioni statali. Come è immaginabile, sono proprio gli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli a poter raggiungere dimensioni considerevoli e contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030, che tuttavia vengono frenati da una legge che va in qualche modo modificata, a favore della produzione di energia pulita.

Un ulteriore problema è quello della nuova frontiera del fotovoltaico con impianti galleggianti che si potevano costruire su bacini di raccolta e simili, ma che tuttavia sono anch’essi considerati come terreno agricolo, anche se evidentemente non produttivi.

Uno spiraglio nel superamento di questi ostacoli burocratici arriva da una recente sentenza del Consiglio di Stato nell’aprile 2021 riguardo all’opposizione della Soprintendenza ai Beni Culturali contro la Regione Lazio per la costruzione di un impianto fotovoltaico di potenza massima pari a più di 17 MW, su un terreno agricolo in provincia di Viterbo. Lo stesso è di interesse archeologico, ma non sottoposto al vincolo paesaggistico. L’area che occuperà l’impianto fotovoltaico è superiore a 37 ettari ed è stato autorizzato con motivazioni che riguardano il raggiungimento degli obiettivi di produzione energetica rinnovabile della regione, senza per questo negare l’impatto importante sul territorio, che tuttavia non è da ostacolo.

Un tale precedente potrebbe aprire presto la strada verso un adattamento della legge che liberalizza la possibilità di accedere agli incentivi anche per quegli impianti costruiti su terreni agricoli. Qualcosa del genere sta già accadendo a livello regionale, in particolare in Sicilia, dove si ha intenzione di intervenire sul Piano Energetico Regionale. La proposta è quella di poter modificare la destinazione catastale dei terreni agricoli incolti o non coltivabili, includendo anche quelle aree dismesse che potrebbero dare una spinta all’economia della regione. La destinazione potrebbe essere quella industriale, in modo da sdoganare anche la possibilità di accedere agli incentivi statali e aggirare l’ostacolo normativo. Alla luce di quanto detto oggi costruire un impianto fotovoltaico su terreno agricolo rimane un buon investimento sul lungo periodo, non solo per il risparmio energetico, ma anche per un fattivo contributo alla green economy.

I requisiti per installare il fotovoltaico su terreni agricoli

Ci sono eccezioni alla legge che non permette di costruire impianti fotovoltaici su terreni agricoli che possano accedere agli incentivi. Le eccezioni riguardano quelle aree con destinazione catastale che riguarda il demanio militare. Gli stessi impianti possono essere già presenti o in fase di progetto. Rientrano anche quelle aree agricole che hanno ottenuto il titolo abilitativo entro la data del 25 marzo 2012, cioè prima che il Dl entrasse in vigore, quindi fosse trasformato in legge. Alla luce di quanto detto, lo stesso impianto fotovoltaico, se già presente sullo stesso terreno, deve essere entrato in esercizio, quindi in funzione, entro 6 mesi.

Gli ulteriori requisiti per installare un impianto fotovoltaico su terreni agricoli riguardano la potenza massima, che non deve superare 1 MW. Nel caso in cui più impianti appartengano a uno stesso proprietario, devono avere una distanza tra loro di 2 km e il limite di occupazione dell’area agricola, secondo l’articolo 10 comma 4,5 e 6 del Dlgs 28/2011, non può essere maggiore del 10%.

Incentivi statali e tassazione

Nel rispetto delle eccezioni appena elencate, gli impianti fotovoltaici su terreni agricoli possono accedere agli incentivi statali tramite la partecipazione alle aste del GSE, godendo anche di una tassazione agevolata, sia nel caso dei proprietari terrieri che di chi volesse affittare un’area per costruire un impianto. La tassazione riguarda l’applicazione dell’imposta di registro che sfrutta l’aliquota agevolata al 5%. In tal caso il terreno soggetto alla costruzione dell’impianto non cambia la sua destinazione d’uso e non si trasforma, secondo l’Agenzia delle Entrate e anche del Catasto, in terreno edificabile.

Nel caso il terreno agricolo venga affittato, i contratti per forza di cose, devono essere di lunga durata, pari almeno a 25 anni, quanto quella di un impianto solare fotovoltaico. In tal caso il proprietario rinuncia volontariamente al diritto di superficie che va a beneficio di chi costruisce l’impianto. Resta inteso che la stessa proprietà rimane al conduttore, mentre quella del proprietario resta all’affittuario, che conserva l’uso esclusivo dell’area. Il pagamento della quota di affitto può avvenire in un’unica soluzione, a rate con cadenza periodica, oppure di comune accordo tra i contraenti, con la cessione di una parte dell’energia prodotta per tutta la durata dell’impianto fotovoltaico stesso. L’aliquota applicata ai contratti di affitto dei terreni agricoli per la produzione di energia pulita è stata fissata dall’Agenzia delle Entrate allo 0,5%. Il permesso a costruire l’impianto fotovoltaico è sempre contestuale alla piano urbanistico dell’area interessata, secondo le direttive degli enti locali, quali comuni, province e regioni.

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